Michael Moore esamina cosa è successo agli Stati Uniti dopo l'11 Settembre. Inoltre descrive i rapporti tra Bush e Bin Laden e come siano diventati nemici mortali.
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Valida pellicola (visto che film e documentario non vanno bene) di propaganda (JoJo), unidirezionale (Bush incarna tutti i mali dell'America), ma comunque di estremo interesse, in parte ironica e ben confezionata (se non fosse per le rapide sequenze di immagini sottotitolate non sempre facili da seguire).
L'uso del sentimentalismo, in certi casi, non lo considerò nè immorale, nè controproducente. Il dolore e il valore della vita sono universali, ma questo vale per tutti i paesi e tutte le guerre. Più che una riflessione contro Bush, la parte finale, è una riflessione sulla guerra, le armi e gli eserciti.
Esasperati certi contrasti (uno fra tutti, l'aquilone del bambino).
Certe espressioni di Bush sono inquietanti. Sembra Homer quando pensa. Cioè non pensa. Sembra imporsi di pensare. Poi a fatica termina le frasi. Stiamo lavorando su ... su ... su questioni molto importanti. Tra qualche giorno farò qualcosa. Vedrete. Intanto guardate che colpo (golf).
Mi hanno spaventato i ragazzi che ascoltano rock/metal per guidare i carri armati. La musica non solo motiva, ma serve a "coprire" i sussulti delle loro fragili coscienzei. Spara senza pensarci su troppo.
Da vedere e da filtrare. Moore è troppo impegnato a litigare con Bush e si fa prendere la mano. Anche lui vittima del potere?